Titolo Originale: La Prima Linea
Nazionalità: ITALIA
Anno: 2009
Genere: Biografia | Azione | Drammatico
Regia: Renato De Maria
Cast: Riccardo Scamarcio, Giovanna Mezzogiorno, Fabrizio Rongione, Duccio Camerini, Lino Guanciale
Durata: 96 min
Link IMDB:
http://www.imdb.com/title/tt1347442/
LA TRAMA : Trailer del Film Cronaca del Film Dalla nota dell'autore alla nuova edizione:
Torino, carcere "Le Nuove", novembre 1989. Un uomo di trentacinque anni racconta la propria storia. E' Sergio Segio, uno dei fondatori del gruppo armato "Prima linea", entrato in clandestinità a metà degli anni settanta, nella convinzione che l'uso della violenza fosse una scelta necessaria nel nome di una "rivoluzione". Condannato a molti anni di carcere, Segio ricorda i giorni del suo arresto, e prima ancora ricorda un giorno particolare: il 3 gennaio 1982. Segio è a Venezia, dove ha riunito un gruppo di militanti che si preparano a compiere un'azione "impossibile": far evadere dal carcere di Rovigo quattro detenute, tra le quali Susanna Ronconi, la donna che Sergio ama e con cui ha condiviso idee, scelte politiche, tragici errori. Mentre scorre la "giornata dell'evasione", Sergio "rivede" i momenti più importanti della sua vita: il primo incontro con Susanna, la condivisione della clandestinità , il complesso rapporto coi genitori, lo scontro doloroso con Piero, l'amico di una vita, che ha condiviso i suoi sogni giovanili, ma che ha rifiutato la lotta armata. I ricordi si susseguono, fino agli esiti più drammatici. Intanto la giornata del 3 gennaio volge al culmine. Sergio e il gruppo si avvicinano al carcere di Rovigo, all'interno Susanna e le altre attendono l'ora fissata. E finalmente il momento atteso arriva...
« Si sono insomma imposte condizioni e paletti affinché il film venga scritto e girato “a comando”, con la libertà artistica legata al guinzaglio e minacciata di rappresaglia economica, con un meccanismo degno dei tempi di McCarthy. Ma, allora, c'era se non altro un movimento di opposizione alle persecuzioni e ai bavagli. Ora, che la censura si è fatta democratica e bipartisan, tutto tace e tutto va bene.
Giudicheranno gli spettatori del film se e quanto gli effetti di queste continue pressioni e degli infiniti vincoli – di fronte ai quali nulla hanno eccepito regista e produttore, accettandoli in silenzio – sono rintracciabili nel prodotto finale.
Per parte mia, ho ricavato il giudizio che il film La prima linea , assai liberamente ispirato a questo libro, ne tradisce una caratteristica fondamentale: quella che riassume l'albero genealogico, i riferimenti ideologici, culturali, le famiglie di provenienza, le motivazioni, le aspirazioni, per quanto infine pervertite dalle pratiche. Con il rischio che si tratteggi un Romanzo criminale, anziché fornire necessari elementi di lettura, comprensione e contestualizzazione su quello che è stato, comunque, un fenomeno dalla radice politica e sociale.
Anche in quel film – il che mi appare paradossale e beffardo, dato che trae origine dal mio libro – la verità ufficiale, resa orwellianamente indiscutibile, ci ha invece reso orfani. Meglio: figli di NN, come era scritto una volta nei documenti anagrafici, di genitori ignoti e sconosciuti.
Eppure nostro padre è ampiamente rintracciabile nelle biografie individuali e nei contesti temporali, sociali e politici nei quali siamo nati e cresciuti: si chiamava movimento del 77, anch'esso, peraltro, banalizzato, criminalizzato e misconosciuto; e prima ancora, per la gran parte di quanti diedero vita a Prima linea, è rintracciabile nella militanza nei gruppi della sinistra extraparlamentare dei primissimi anni Settanta, in particolare Lotta continua e Potere operaio.
Nostra madre veniva invece da un casato più antico, che aveva avuto corso ed era stato assai fecondo lungo tutto il Novecento. Il suo nome era: rottura rivoluzionaria. Un'utopia concreta che aveva preso le mosse dal '17 sovietico, ma che affondava le robuste radici sin nel rivolgimento francese di fine Settecento e nei moti e nella cultura anarchica, proletaria e socialista dell'Ottocento, nelle aspirazioni alla libertà , all'eguaglianza, alla fraternità e alla giustizia sociale ».
Recensione
I manifestanti e gli attivisti morti vengono citati occasionalmente e brevemente, mentre solo le vittime civili (e non) di Prima Linea sembrano assumere una dimensione umana, vittime di una brutalità che almeno in questa interpretazione non ha capo né coda. Ne consegue un film debole, demagogicamente e forzatamente "politically correct", con dei buchi di sceneggiatura che porteranno i protagonisti a dialoghi forzatissimi (un vecchio amico di Sergio, incontrandolo, elenca delle statistiche sui morti/feriti degli anni di piombo come se tra due attivisti ce ne fosse bisogno) e a una caratterizzazione a mio avviso superficiale della classe operaia dell'epoca, ritenuta totalmente in disaccordo con i movimenti di estrema sinistra ma soprattutto rappresentata dal pessimismo rinunciatario del papà di Sergio, operaio, che si mostra disinteressato ai movimenti di protesta in quanto vicino alla pensione, "tanto non cambierà mai niente". Una frase che avrebbe mandato su tutte le furie qualsiasi sessantottino e che rappresenta l'ennesima visione approssimativa e distorta di un film che come massima ambizione potrà avere quella di costituire l'ennesima dimostrazione che l'Italia non ha superato e probabilmente non supererà mai le proprie contraddizioni. Per quanto riguarda il cast, impeccabile interpretazione della Mezzogiorno. Scamarcio trova finalmente un ruolo adatto alla sua naturale ed inevitabile inespressività.
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