Colpire al cuore
aka
Blow to the Heart (1982)
Paese: Italia
Anno: 1983
Durata: 105'
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1.66:1
Genere: drammatico
Regia: Gianni Amelio
Soggetto: Gianni Amelio
Sceneggiatura: Vincenzo Cerami
Produttore: Enzo Porcelli
Fotografia: Tonino Nardi
Montaggio: Anna Rosa Napoli
Musiche: Franco Piersanti
Scenografia: Marco Dentici
Interpreti e personaggi:
* Jean-Louis Trintignant: Dario
* Fausto Rossi: Emilio
* Laura Morante: Giulia
* Sonia Gessner: Madre di Emilio
* Vanni Corbellini: Sandro Ferrari
* Laura Nucci: madre di Dario
* Matteo Cerami: Matteo
* Vera Rossi
TRAMA
La storia del film è incentrata sul rapporto di Emilio, un ragazzo minorenne intelligente e sensibile, con suo padre Dario che insegna all'Università di Milano. Durante una visita nella casa di campagna della nonna i due fanno la conoscenza di una giovane coppia, Giulia e Sandro, che si scopre essere un allievo di Dario. Qualche sera dopo, a Milano, Emilio è testimone di una scena che sconvolgerà il suo fragile equilibrio. Il ragazzino assiste ad una sparatoria tra terroristi e carabinieri e crede di scorgere nell'uomo che vede a terra, colpito a morte, il ragazzo che aveva conosciuto giorni prima in campagna.
RECENSIONI
Esordio al cinema di Amelio dopo un apprezzato tirocinio in Tv (co-produce la RAI). L’opera ha ricevuto numerosi premi, anche perché la poesia degli sguardi, della spontaneità, il cinema del "cuore", delle emozioni sommesse di Amelio è qualcosa di davvero ragguardevole: privilegia i rapporti a due, fra generazioni differenti, la sineddoche (la parte per il tutto), un tema scottante (è il primo film a occuparsi del terrorismo), la naturalezza delle recitazioni (Trintignant è bravo di suo ma quel che il regista riesce a tirar fuori dal ragazzino è magnifico). Un neo-neo-realismo sensibile e delicato, senza troppe impennate drammatiche, che incanta con un prodotto a basso costo, in quasi totale assenza di movimenti di macchina, aiutato e seppellito però dall'apporto dello scrittore Vincenzo Cerami (stessi errori di Un Borghese Piccolo Piccolo e Porte Aperte) che, se da un lato ravviva la staticità con elementi più d'effetto, introduce anche premesse dure a digerirsi (il figlio che denuncia il padre senza una particolare ragione, senza conflitti precedenti: “solo” un’allegoria di un paese che li oppone?) mentre il rischio di ridurre un argomento importante in trattazione grossolana (il ragazzo che gira con una macchina fotografica con teleobiettivo da supereroe) è evitato solo da un messaggio/apologo di fondo irritantemente ambiguo e aleatorio, non certo complesso o ricco di sfumature. Due modi di fare cinema che cozzano, uno potentemente emotivo, l’altro semi-surreale (frivolo): il risultato è un realismo che si sublima in allegoria poco limpida (è il terrorismo a impedire il riavvicinamento padre/figlio? La disumanità a chi appartiene, al figlio che compie il suo dovere? E l'umanità?), non giustificata nel richiamo di un clima di sospetto e terrore, che non convince e non è esauriente né come dissertazione sul terrorismo né come quadro di conflitti generazionali. Sul piatto resta solo indecisione semantica e stilistica, a specchio del doppio senso (sfuggente) del titolo: un figlio che colpisce al cuore il padre e il terrorismo. Bellissimo, però, il modo in cui è ritratta Milano.
Scheda Tecnica
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Audio Delay: 0.00 s
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